Cybersecurity per la crescita: le aziende mettono mano al portafoglio
Dicembre
2018
Cybersecurity come fattore che consente la crescita
Il sondaggio del resto sembra dire proprio quello: l’87% delle imprese a livello globale e la quasi totalità di quelle italiane (97%) dispone di risorse non adeguate al livello di sicurezza informatica richiesto; una impresa su 4, da noi come nel resto del mondo, è convinta di non essere in grado di identificare un attacco sofisticato ma la maggioranza non ha un piano di protezione integrato nella strategia aziendale complessiva e nei propri piani esecutivi. Un punto delicato quest’ultimo perché, come van Kessel ripete, la cybersecurity non deve puntare oggi a una semplice protezione e soprattutto non può essere un freno all’innovazione e al cambiamento, ma deve rientrare tra quelle funzioni abilitanti che danno un contributo al business. Tre gli imperativi che emergono dalla Survey: «Proteggere l’impresa» focalizzandosi sull’identificazione degli asset e sulla costruzione di linee di difesa; «Ottimizzare la cybersecurity» aumentando l’efficienza e reinvestendo risorse in tecnologie emergenti e innovative che possano aumentare la protezione già raggiunta; «Consentire la crescita» implementando l’approccio “security-by-design” come fattore chiave della trasformazione in senso digitale dell’organizzazione.
Aumenta la consapevolezza, si amplia il budget aziendale
Verrà pigiato questo acceleratore? In Italia, dice la ricerca, meno della metà (45%) delle società ha investito in beni e servizi collegati alla cybersecurity negli ultimi tre anni e il 60% intende ampliare il budget da dedicare alla sicurezza in misura anche superiore al 10% rispetto a quanto fatto attualmente. Obiettivi che promettono di aumentare ulteriormente il valore del settore cybersecuirty che nel 2018 dovrebbe lievitare a 1,5 miliardi di euro. La consapevolezza della centralità del tema è in ascesa a livello globale se è vero che anche i manager di livello senior hanno acceso il radar su queste criticità/opportunità e che la responsabilità ultima nelle aziende è affidata a un Chief Information Officer (CIO) in un numero crescente di casi. Le priorità del 2018 sono state il cloud computing, i cybersecurity analitics, il mobile computing e l’internet of things. In Italia in particolare sarà quest’ultimo l’ambito su cui aumenteranno gli investimenti (+44%).
Vulnerabilità: prima di tutto i dipendenti negligenti
L’internet of things, probabilmente per via di una conoscenza ancora limitata, non è ritenuta al momento una delle maggiori minacce per la sicurezza informatica delle organizzazioni. I fattori di vulnerabilità più temuti negli ultimi dodici mesi sono la negligenza o la bassa consapevolezza dei dipendenti, la presenza di sistemi di sicurezza obsoleti e gli accessi non autorizzati. Altri fattori di debolezza vengono identificati dai manager nell’uso del cloud, dei dispositivi mobili e dei social media. Le modalità di attacco sono principalmente il phishing e il malware.
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