Cim4.0, dove le tecnologie maturano e la competitività sboccia dal digitale
digi tales
2021
Nei due anni di operatività del Cim4.0, oltre 200 aziende incontrate e 33 progetti finanziati: cosa cercano le aziende nella trasformazione tecnologica di cui i Competence center si fanno capofila?
«Le aziende vogliono capire quanto il mondo del digitale e l’industria 4.0 può permettere loro di essere competitivi sui costi. La gran parte del manifatturiero sta soffrendo una competitività di costo incredibile: la sfida è applicare queste tecnologie per contenere i costi, migliorare la produttività, massimizzare gli investimenti. In secondo luogo, sono anche molte le imprese che guardano al miglioramento delle performance e della qualità del prodotto, ma anche in questo caso a costi sostenibili. In terzo luogo, le pmi vogliono digitalizzarsi per continuare ad appartenere a una filiera produttiva ormai digitalizzata”
Nei Competence center trovano quello che cercano?
«Abbiamo realizzato ambienti dove far maturare le tecnologie, il che significa testarle in ambienti rappresentativi secondo la modalità condivisa a livello internazionale del concetto di Technology Readiness Level (il livello di maturità tecnologica di un prodotto o di un processo per cui un’idea dal punteggio 0 di ricerca di base al 9 di prima produzione, ndr): un concept, un prototipo funzionale deve essere trasformato in prototipo tecnologico e deve essere immesso in un ambiente rappresentativo per essere testato prima di portarlo sul mercato. Nel 2020 abbiamo completato due linee pilota per fare questo “test before invest”: una dove si stampa il metallo in 3D con due diverse tecnologie di tipo “additive”; l’altra dedicata alla digitalizzazione dove vengono applicate tutte le tecnologie digitali di industria 4.0, quindi la realità virtuale, la realtà aumentata, il data science, l’artificial intelligence, la robotica e altro». In questo terzo anno dii attività del Competence center stiamo sviluppando inoltre i servizi: oltre alla formazione, forniamo consulenza e siamo dei facilitatori nei processi di transizione digitale”
«Formuliamo delle offerte sulla base dei fabbisogni delle aziende che si rivolgono a noi. Faccio due esempi. Una pmi specializzata negli stampi ci ha chiesto di incrementare la produttività e noi abbiamo sviluppato un nuovo stampo per la stampa in 3D grazie a un gruppo di lavoro composto dai ricercatori del Politecnico di Torino, dagli ingegneri del team del Competence Center e dai leader di questa tecnologica che vengono ad esempio da gruppi come Stellantis e Reply. Insieme abbiamo sviluppato il progetto a costi ritenuti sostenibili dall’impresa. Il secondo esempio riguarda un grande gruppo come Case New Holland che si è rivolto a noi per un supporto nella manifattura additiva riguardare alcune componenti del powertrain e abbiamo anche in quel caso costruito un progetto rispetto a quella domanda.
Perché grandi gruppi industriali di livello mondiale dovrebbero rivolgersi al Cim4.0 e non sviluppare i progetti in proprio?
I grandi gruppi si rivolgono a noi per soluzioni o ambiti specifici perché il Competence Center è un luogo di contaminazione delle filiere produttive. Ad esempio, la filiera produttiva leader nella manifattura additiva è l’aerospace e quindi grande gruppo che vuole accelerare quel processo ha due alternative: o fare investimenti in casa o allearsi con i fornitori dell’aerospace. Rivolgersi al Cim4.0 significa trovare le giuste competenze, vista la presenza della filiera dell’aerospazio tra i nostri consorziati: gruppi come Avio, Leonardo, Thales Alenia Space sono oggi tra i leader nella stampa 3D metallica. Al contrario, abbiamo nella filiera i campioni dell’automotive e quindi un’azienda di altri settori che vuole fare passi avanti nel world class manifacturing trova qui i leader di questo modello. Il Competence Center diventa dunque un luogo di contaminazione positiva tra settori e filiere.
Torniamo alle pmi, un’esperienza di successo di questi due anni.
Wiicom, una start up piemontese ci ha proposto un progetto interessante per oggettivare la qualità dell’assemblaggio in real-time basato su un sistema di intelligenza artificiale con un sensore di pressione. E’ un progetto con tre caratteristiche: investimento limitato, estremamente interessante perché affronta uno dei problemi di qualità nell’assemblaggio, un team di giovani che chiedono un supporto per certificare le loro soluzioni. Oggi questa azienda ha chiuso 2 offerte di fornitura con due grandi aziende del territorio. Abbiamo quindi supportato una impresa nell’ultimo miglio, ma anche fatto incontrare offerta e domanda.
Quale è il futuro dei Competence center dopo i 3 anni iniziali: quali passi ulteriori sono da fare?
Se confronto gli otto centri italiani con la rete dei Fraunhofer tedeschi vedo un rapporto di 1 a 100 in termini di investimenti, attrezzature, addetti. Occorre quindi incrementare l’impatto dei competence center e considerare maggiori investimenti sia in termini di offerta che di supporto alla domanda. Puntare sull’innovazione 4.0 e sull’upskilling e il reskilling dei lavoratori, solo in questo modo si può far crescere la competitività della nostre imprese sui mercati globali. I Competence Center rappresentano, lo hanno dimostrato concretamente, l’anello di congiunzione perfetto tra la ricerca applicata e l’affermazione sul mercato di prodotti e soluzioni altamente tecnologici. Occorre sostenere questo ecosistema e lavorare su un modello di sviluppo sistemico.
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