"Cyber e gender gap: le donne tornino pioniere nell’industria digitale"
digitales
2023
Alla chiara difficoltà delle aziende europee e italiane di trovare candidati con formazione nelle materie Stem si contrappone, secondo l’Osservatorio Stem (Fondazione Deloitte/DCM Public Policy Program), una percentuale del 15% di laureate in Italia in quelle materie. È uno scostamento che state riscontrando anche voi e che vale per l’industria della cybersecurity?
l 15% non arriva alla parità che auspichiamo, ma è un dato incoraggiante sulla consapevolezza che le discipline STEM siano sempre di più un’opportunità per l’universo femminile. Uno studio dell'Istituto europeo per l'uguaglianza di genere (EIGE) sui “benefici economici della parità di genere" offre evidenza che la riduzione delle disuguaglianze di genere nelle discipline #STEM può contribuire a ridurre il divario di competenze e favorire la crescita economica. I paesi con più spazio per migliorare l'uguaglianza di genere, come l’Italia, hanno molto da guadagnare. Si stima per questi paesi un aumento del PIL di circa il 12% entro il 2050".
In Elettronica la difficoltà a trovare ingegneri donne si somma a quella del mercato di riferimento che è quello della Difesa, appannaggio per anni dei soli uomini. Attualmente le donne (comprese le funzioni di staff) rappresentano solo il 20% della popolazione aziendale, nonostante l’azienda sia molto desiderosa di aumentarne questa percentuale, credendo nel profondo valore di una cultura della diversità in azienda.
In Cy4gate la percentuale cresce fino al 30%.
L’inclusione delle donne nel dominio cyber è oggetto anche di una specifica attività che porto avanti con il capitolo italiano dell’omonima Fondazione europea, Women4Cyber di cui sono Presidente.
Dall’Università alle imprese: oltre all’impegno di lungo termine su un diverso approccio culturale, come gli imprenditori possono intervenire e quali sono le proposte che porteranno alle istituzioni in Italia e in Ue?
Ha ragione nel dire che si tratta di cambiare un approccio culturale, motivo per cui la collaborazione tra università, imprese ed istituzioni è imprescindibile. I cambiamenti importanti richiedono tempo e la collaborazione tra tutti i soggetti in campo, ma soprattutto richiedono di intervenire da subito sulle nuove generazioni.
Da parte nostra come impresa incoraggiamo l’ingresso femminile non solo promuovendo una cultura di consapevolezza sul fascino e il valore delle discipline STEM per la crescita del Paese e il progresso, ma anche attraverso programmi Diversity and Inclusion e politiche avanzate di welfare che facilitino il worklife balance, sia per le donne che per gli uomini. Si tratta di attività che rientrano pienamente nell’impegno EGS dell’azienda, che tra l’altro ha nella creazione e diffusione dell’innovazione un vettore prioritario.
Rappresentiamo una realtà di eccellenza con una forte attenzione all’innovazione, non solo di processo e prodotto, ma anche delle competenze.
La nostra azienda lavora sulle tecnologie sovrane, ossia in quegli ambiti strategici che permettono al nostro Paese e all’Europa di essere autonomi nel mercato globale in ambiti decisivi, assicurandosi nel contempo che le proprie tecnologie siano rispondenti ai valori e ai principi democratici che ci distinguono come europei.
Ma questa tutela non va solo assicurata alle tecnologie. Nel settore digitale e della sicurezza informatica, la formazione dei talenti e degli skills, con un massimo coinvolgimento delle donne, risulta essere cruciale. Questi skills sono come mattoni nella costruzione di un know-how europeo e rappresentano la base della sovranità tecnologica. Sono di per sé un bene strategico. Sta a noi preservarli per la costruzione e la manutenzione di tecnologie sovrane in Europa, soprattutto in ambiti, come quello della cybersecurity che richiedono, per la sensibilità della materia, che le competenze siano nazionali.
In Elettronica, come riportato nel Bilancio di Sostenibilità, la differenza di retribuzione tra uomini e donne va verso l’azzeramento mentre nel numero di dipendenti e di assunzioni la popolazione femminile resta sotto il 20%: quali policy e obiettivi vi siete dati?
La nostra azienda sta nel tempo recuperando un gap radicato nel mondo del lavoro, che deriva da motivazioni strutturali legate al settore in cui opera e allo svolgimento di attività tecnico-ingegneristiche, poiché il numero di donne dedite allo studio delle discipline STEM è limitato da stereotipi e ragioni culturali ancora molto presenti nelle scuole di base.
Per il futuro abbiamo intenzione di proseguire su questa strada con ancora più determinazione, per farlo l’azienda si è dotata di una nuova policy aziendale su “Diversity & Inclusion che impegna ulteriormente Elettronica a promuovere l’inserimento del maggior numero di donne nell’organizzazione, nel favorirne la partecipazione in piani di formazione manageriale al fine di aumentare le opportunità di sviluppo e rimuovere potenziali ostacoli alla parità salariale. Inoltre contribuirà anche al proprio esterno, in particolare in collaborazione con le istituzioni scolastiche secondarie, ad intraprendere iniziative volte a stimolare l’accesso delle giovani donne a studi tecnico scientifici.
Women4Cyber nasce come capitolo italiano di una Fondazione europea: quali sono le differenze attuali tra Italia e altri Paesi europei sulla situazione delle donne e dell’innovazione?
La scienza viene ancora percepita come un settore a prevalenza maschile, nonostante traini la quarta rivoluzione industriale. L’Istituto delle statistiche dell’UNESCO nel report Women and Science ci dice che, a livello globale, sul totale delle persone impiegate nella scienza solo il 30% è rappresentato da scienziate donne. In Europa la media è del 39%, in Italia sono il 34%. Questo dati si inseriscono in un contesto generale di gender gap che vede l’Italia 63esima posizione sui 164 Paesi mappati dal Global Gender Gap Report 2022 del World Economic Forum in termini di partecipazione economica e politica, salute e livello di istruzione. A livello europeo l’Italia è 25esima su 35 Paesi.
La disparità di genere è più sentita nelle discipline tecnico-scientifiche eppure nella “rivoluzione digitale” in corso, le donne hanno la capacità di colmare non solo il gender gap, ma anche di contribuire in modo decisivo alla prosperità del Paese, sapendo che questo contributo incide direttamente sul Pil, sui livelli di occupazione e sulla produttività. Sulla base di questo dobbiamo incanalare le energie di tutti gli attori coinvolti nell’ecosistema digitale per produrre quanto prima risultati tangibili, in nome della parità di genere.
Quali sono i settori specifici dell’industria della sicurezza informatica e della digitalizzazione che vede maggiormente attraenti per una professionista in prospettiva?
Gli osservatori più attenti ci dicono che tra le professioni del futuro ci sono quelle collegate alla digitalizzazione, all’Artificial intelligence, al machine learning, ai big data. Molte professioni tradizionali addirittura scompariranno, tutte quelle in cui il contributo di creatività e pensiero umani non sono necessari.
Le donne dovrebbero guardare con più determinazione a queste professioni, anche con la consapevolezza come ci ricorda Walter Isaacson in un libro intitolato "Gli innovatori" che, dopo la seconda guerra mondiale, le donne erano ugualmente rappresentate nei settori dell’informatica, e, proprio durante il conflitto il contributo femminile fu fondamentale per decifrare il codice Enigma. Lo stesso autore ci ricorda esempi pioneristici come quello di Ada Lovelace, figlia di Lord Byron, appassionata studiosa di matematica che a metà Ottocento annotò intuizioni così acute da venire oggi ricordata come la prima programmatrice della storia. C’è dunque un pregresso su cui lavorare con ottimismo e dobbiamo farlo.
Parlando di cyber e dell’impegno di Women4cyber mi preme sottolineare che il cyber ha aperto non solo opportunità professionali tecniche ma anche di reskilling per professioni umanistiche quali quelle legali, economiche, linguistiche. Abbiamo di fronte una data society che ha portato a riguardare in modo di verso non solo a nuove professioni ma anche a ripensare quelle vecchie.
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